Come dimenticare i vini? Vanno ricordati l'Aglianico del Taburno, il greco di Tufo e il Taurasi, tanto per citarne alcuni.
ANTIPASTI
![]() |
Cuoppo misto di pesce |
La mozzarella di bufala è un prodotto caseario tipico di questa regione,
soprattutto nella provincia di Salerno e di Caserta. Tra gli altri
latticini prodotti troviamo la provola, il caciocavallo, la ricotta, la
scamorza, il Provolone del Monaco e tanti altri prodotti che fanno parte di molti piatti tipici ma anche utilizzati come antipasto,come dire di no ad una bella bufala campana fresca tanto per cominciare?
![]() |
Provola |
![]() |
Mozzarella di bufala |
PANI E PIZZE
La pizza
è sicuramente uno dei simboli della città di Napoli, caratterizzata dal
bordo soffice e gonfio, detto “cornicione”, e una pasta sottile ed
elastica. Per le strade di Napoli è possibile mangiare delle pizze di
dimensioni ridotte e piegate in quattro parti, chiamate “pizza a
portafoglio”. Ciò che rende veramente unica la pizza napoletana è sicuramente il suo
condimento: pomodoro, mozzarella, basilico e olio d'oliva sono
ingredienti base della classica Margherita.
La pizza fritta è un'altra specialità gastronomica campana, che prende forma da
una sfoglia di pasta lievitata, ripiena(spesso ripiena di ricotta,mozzarella,ciccioli,sale e pepe) e fritta. A volte si puo' aggiungerea piacimento il pomodoro.
![]() |
Pizza margherita |
![]() |
Calzone fritto |
Il pane dei Camaldoli, o pane cafone, è una forma di pane di antichissima tradizione, la cui preparazione è tipica della tradizione culinaria di Napoli, ma diffusa anche in altre zone della Campania. Il nome deriva dalla collina dei Camaldoli, situata nella parte nord occidentale della città. Tra i comuni a nord di Napoli, il Comune di Marano di Napoli è quello in cui è più radicata la produzione di questo pane.Il pane dei Camaldoli ha ottenuto il prestigioso riconoscimento Prodotti agroalimentari tradizionali italiani, nella categoria: "Paste fresche e prodotti di panetteria, pasticceria, biscotteria e confetteria".
PRIMI
I pastifici di Gragnano producono la miglior pasta di grano duro d'Italia. Ci sono ricette molto gustose di primi piatti, che rispecchiano le zone di origine ma anche la creatività campana. Chi vive sulla costa potrà apprezzare sughi al sapor del mare, come gli Spaghetti alle Vongole.
Tra i sughi più conosciuti della Campania c'è sicuramente il ragù, con cui poter condire maccheroni la domenica e nei giorni di festa. La tradizione vuole che questa salsa inizi a cuocere lentamente già il sabato sera, in modo che possa addensarsi abbastanza da sembrare quasi una crema di pomodoro e carni.
Tra i primi piatti della cucina tradizionale campana va citata anche la pasta alla Genovese, a dispetto del nome, preparata con sugo di carne, abbondante cipolla ed aromi. Per questo piatto si utilizzano gli ziti, dei lunghi maccheroni forati al centro poi spezzati a mano.
Il Sartù di riso è un tradizionale timballo, che prevede molti ingredienti: carne macinata, piselli, formaggi, uova, salame e passata di pomodori.
Non mancano nella tradizione zuppe e minestre. Per citarne alcune ricordiamo la “zuppa di soffritto”, “pasta patate e provola”, la “minestra di pasta e fagioli con le cozze” e la “minestra maritata”.
I secondi piatti a base di carne non sono molti in questa regione,
al contrario delle altre regioni del resto del Sud. Il coniglio viene
preparato “all'Ischitana”, molto aromatizzato, l’agnello e il capretto
compaiono sulla tavola principalmente durante il periodo di Pasqua,
mentre le salsicce vengono accompagnate con i “friarielli”.
Braciole, involtini e “tracchie”, le spuntature del maiale, vengono
cotte al sugo. Anche le fettine di carne di vitello vengono cotte nel
sugo alla pizzaiola, con pomodori, aglio e origano.
Rimaniamo in tema street food con un tipo di preparazione molto più tradizionale e per certi versi polarizzante. Per ‘e ‘o muss si riferisce a tagli di recupero scartati dalla macellazione, il piede di maiale – animale di cui proverbialmente non si butta via niente – e il musetto di vitello, bolliti.Spesso questo piatto lo troviamo nelle bancarelle di strada insieme alla trippa col limone.
Tra i secondi piatti di pesce, troviamo il baccalà
come ingrediente principale, cucinato al sugo, in umido, con le patate o
fritto; le alici o le acciughe, marinate, impanate e fritte o cotte al
forno. C’è poi il polpo “alla Luciana”, che prende nome dal quartiere
Santa Lucia di Napoli, che viene preparato con pomodoro, aglio,
prezzemolo e peperoncino.
L'anguilla viene principalmente chiamata “capitone”, soprattutto nel
napoletano durante il periodo natalizio. Protagonista della cena della
vigilia di Natale, dopo gli spaghetti con le vongole, l’anguilla viene
tagliata a tocchetti e fritta.
L'impepata di cozze è un piatto che si consuma molto volentieri durante
le serate estive. Si prepara in poco tempo e le cozze vengono condite
con un pizzico di sale, pepe e limone, accompagnate infine da fette di
pane tostato. Immancabile la frittura mista di pesce e crostacei, che in
realtà può essere consumata anche tra gli antipasti.
![]() |
Coniglio all'ischitana |
![]() |
Salsicce e friarielli |
![]() |
Impepata di cozze |
![]() |
Capitone fritto |
CONTORNI
![]() |
Scarole |
![]() |
Puparuoli ‘mbuttunati |
DOLCI
Molti aspettano il periodo pasquale per assaporare questo rustico tradizionale campano, un lievitato ricco di sapore che a molti riporta ai ricordi dell’infanzia.Salumi, formaggi, uova sode, farina, lievito, pepe e soprattutto sugna, sono gli ingredienti che renderanno il casatiello squisito e profumato. Una gioia per i sensi che inizia già al momento dell’impasto, quando salumi e formaggi si tagliano a dadini per poter comporre la farcitura del nostro casatiello. | |
|
![]() |
Baba' |
![]() |
Pastiera |
![]() |
Sfogliatelle |
Prende il nome da Carmine Donadio, proprietario della pizzeria "Carminuccio" situata nel popolare quartiere piuttosto periferico di Mariconda, per tanti la pizza migliore della città. La sua farcitura comprende pomodoro, mozzarella(o formaggio), pancetta tagliata a cubetti e basilico. Spesso a Salerno la margherita viene condita con mozzarella di bufala campana, un prodotto d’eccellenza di questa zona(chiamata anche "Zizzona" di Battipaglia).
Le alici alla piattella sono uno dei piatti principali della cucina tradizionale di Salerno.Si tratta di un piatto della cucina povera della città che prevede l’uso del pesce azzurro pescato nel golfo di Salern condito con olio d'oliva.
La Ciambotta e' un contorno di verdure estive diffuso in tutta l'Italia meridionale e per questo ne esistono molte versioni. Chiamata anche "cianfrotta" o "caponata", è generalmente costituita da patate, melanzane, pomodori, peperoni e peperoncino, cipolla ed erbe aromatiche a piacere.Nella versione salernitana, però, si usano solo i peperoni, le patate e le melanzane.
Il Cuoppo e' un tipico cibo di strada campano, il re indiscusso dello street food salernitano. Il cuoppo fritto di mare fa parte delle antiche tradizioni culinarie locali: è un cono di frittura più o meno grande che trabocca di pietanze.
Passeggiando per le stradine del centro di Salerno è impossibile non imbattersi in un rivenditore di cuoppo fritto, che di solito è composto da alici, gamberi, calamari e paranza, il tutto impanato e fritto.
Tra i dessert più conosciuti in città troviamo sicuramente la Scazzetta del Cardinale.Si tratta di un dolce a base di pan di spagna che nella forma e nel colore ricorda il copricapo cardinalizio.Due dischi di soffice pan di spagna vengono farciti con crema chantilly e fragole.
Se si pensa alla pasticceria della costiera amalfitana si pensa per prima cosa alla delizia al limone.Questa dolce dessert a forma di cupola si trova in ogni ristorante o pasticceria della città.Il dolce si compone di una cupola di pan di spagna bagnata nel limoncello e farcita con crema diplomatica al limone.
Il limoncello è un tipico liquore a base di limone
della Costiera Amalfitana. Dolce e profumato, è ottenuto dall'estratto
delle bucce dei limoni appena colti, in una fase della loro maturazione
che prevede che il colore sia ancora piuttosto verde.
La sua storia è legata a diverse leggende, sorrentini,
amalfitani e capresi, ad esempio, si contendono la sua invenzione. A
registrare per primo il marchio "Limoncello" fu l'imprenditore Massimo
Canale nel 1988. A Salerno e in tutta la Campania viene spesso prodotto
in casa artigianalmente e offerto come dono durante le festività.
Famosi e apprezzati anche gli scialatielli, pasta a base di farina, latte, basilico tritato finissimo, olio, formaggio grattugiato, pepe e sale.
Altro must della zona è la Colatura di alici di Cetara, evoluzione del Garum romano, una salsa derivante dal processo naturale di conservazione delle alici. La procedura per ottenere questa specialità della tradizione culinaria cetarese è estremamente lunga (dura da maggio a dicembre).
E poi c’è il latte prodotto a Tramonti, dove le mandrie sono allevate allo stato semibrado, e da cui ricavano magnifici fiordilatte, ricotte, provole e caciocavalli.

![]() |
Gnocchi alla sorrentina |
Tra i primi piatti principali troviamo le pennette, gnocchi di patate, o i fantastici ravioli ripieni di ricotta: conditi con il sugo diventano tutti “alla sorrentina” e hanno un sapore mediterraneo davvero prelibato. Una volta finita la pasta, nel piatto resta il sugo e, anche se il galateo dice a chiare lettere che questa pratica è poco elegante, prendette una bel pezzo di pane e fate la classica “scarpetta“, mangiandolo dopo averlo passato nel sugo.
NB La Pasta di Gragnano è un prodotto alimentare meritevole di tutela come stabilisce il disciplinare di produzione IGP prodotta su tutto il territorio del comune di Gragnano.
Il secondo piatto per eccellenza è l’insalata caprese,fatta con pomodorini freschi tagliati a cubetti, che fanno da tappeto per quattro o cinque fette di mozzarella tagliate spesse, meglio ancora con una fantastica treccia di Agerola, una mozzarella intrecciata, appunto.
Oltre ai dolci tipici della pasticceria napoletana come babà, sciù, bignè, tutti farciti con crema di limone, la tradizione dolciaria sorrentina ha la sua perla nella rinomata delizia al limone. Il dessert, fatto di pan di spagna ricoperto da uno strato di crema al limone.Alla fine di un pranzo però, non può mancare dopo il caffè, uno dei liquori sorrentini: nocillo o limoncello. La particolarità di questi liquori è che il forte gusto del limone o delle famose e buonissime noci di Sorrento.
![]() |
Delizia al limone |
![]() |
Limoncello |
| |||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La cucina beneventana è fatta di specialità molto semplici i cui primi piatti sono sempre a base di pasta fatta in casa.
PRIMI
La pasta fatta a mano in provincia di Benevento è particolarmente gustosa con i legumi con fagioli e cotica, con i ceci.Tra i primi piatti della cucina sannita merita una posizione di rilievo la preparazione, rigorosamente fatta a mano, de i Fusilli: pasta fatta in casa, utilizzando il ferro per lavorare la lana (fuso), generalmente conditi con il ragù molto simile a quello napoletano, sugo di passato di pomodori tirato a fuoco lento ed arricchito con la braciola di carne e conditi con abbondante grattugiata di formaggio pecorino di Vitulano. Posizione di rilievo anche per le Orecchiette o i Cicatielli di Benevento(cavatelli), pasta preparata manualmente aiutandosi con le dita, che possono essere serviti al ragù, al sugo di agnello od anche accompagnata a legumi. Andando per paesini sanniti a Baselice si può apprezzare la pasta fatta in casa con ceci, a volte condita con sangue di maiale, pizza a base di granturco cotta sotto la brace (“pizza di ran’din“), rustico ripieno di formaggio Pecorino e uova a forma di mezzaluna (“fiadon’”).Nelle feste comandate come la Pasqua o il S. Patrono, nei menù della cucina sannita non manca mai la Minestra Maritata nel senso che viene “maritata”a qualcosa di più sostanzioso come, ad esempio, il prosciutto di Pietraroja, le cotiche salate, il pezzo di lardo e il peperoncino. In occasione del S. Natale, nelle famiglie beneventane è tradizione preparare e servire la Zuppa di cardone (pianta che somiglia molto a quella del carciofo, ma con foglie a coste più grosse e tenere).Meritano una segnalazione i panzerotti di S. Giuseppe (a base di pasta sfoglia con ripieno di ceci e cannella, fritti).
![]() |
Cicatielli di Benevento |
![]() |
Pizza di ran’din |
![]() |
Minestra Maritata |
Nel Sannio primeggiano gli allevamenti di bovini, ovini (molto rinomato l’agnello laticauda di S. Croce del Sannio), caprini e suini. In tutto il Sannio, è consuetudine la preparazione di gustosi involtini a base di fegato, polmone, animella, prezzemolo, aglio, avvolti con budella di agnello e di legumi, preparati in svariati modi (“Ammugliatielli“).Nei comuni di Circello, Morcone, S. Croce e Colle Sannita si sta sempre più diffondendo l’offerta di prodotti tipici di salumi di carne suina.
![]() |
Ammugliatielli |
Tra i contorni della cucina sannita spiccano i peperoni fritti ed i peperoni imbottiti, i funghi porcini di Cusano Mutri, i carciofi di Pietrelcina indorati e fritti .Con le verdure sono assolutamente squisiti i Cicatielli con i broccoli di S. Bartolomeo in Galdo.
![]() |
Cicatielli con i broccoli di S. Bartolomeo in Galdo. |
Tutti i paesini della comunità montana del Fortore, tranne Sant’Arcangelo Trimonte, ricadono nell’area di produzione del Caciocavallo Silano, formaggio per il quale è stata riconosciuta la Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.).Tra gli ottimi formaggi prodotti in provincia di Benevento segnaliamo in particolare il Caciocavallo di Castelfranco in Miscano e del Fortore, prodotti con latte di razze bovine bianche stagionati per un periodo che va da sei mesi ad un anno. Un altro tipico formaggio prodotto nel Sannio c’è il Caciocavallo Podolico, ottenuto con latte di vacca esclusivamente della razza Podolica.
VINI E LIQUORII vini sanniti di maggior pregio sono l’ Aglianico del Taburno, dal 2011 primo DOCG sannita, prodotto nei comuni di Bonea, Campoli del Monte Taburno, Cautano, Montesarchio, Tocco Caudio e Vitulano, il Solopaca D.O.C., nei comuni di Frasso Telesino, Melizzano, Solopaca e Vitulano, e il Sant’Agata dei Goti D.O.C. che comprende una delle più ampie varietà di vini: dalla Falanghina, al Greco per il bianco all’ Aglianico fino al Piedirosso per i rossi.
Anche nei liquori il Sannio raggiunge livelli di eccellenza assoluta. Merita quindi una menzione particolare (e concedetemi l’espressione “dulcis in fundo”) il liquore “Strega“.La distillazione coinvolge più di 50 erbe provenienti da varie parti del mondo: erbe sannite (menta selvatica), erbe mediterranee (lavanda, ginepro, corteccia d’arancio) e spezie esotiche orientali (cannella, pepe di Jamaica, chiodi di garofano, zafferano che ne dà il caratteristico colore giallo).
Mentre se le fasi di produzione sono conosciute poiché comuni alla
maggior parte dei liquori, ciò che è ignoto, e che rende la ricetta
unica, è il dosaggio delle singole erbe.
Tra i prodotti certificati del Sannio spiccano le diverse varietà di olio: dall’olio extravergine di oliva delle Colline Beneventane DOP all’olio extravergine di olive ‘Sannio Caudino -Telesino’, con le varietà locali Ortolana, Sprina, Racioppella, caratterizzato dal sapore fruttato da leggero a medio con chiaro sentore di mela e lievi sentori erbacei, i toni amaro e piccanti sono leggeri.L’olio extraverginee Sannio Caudino Telesino si presta bene all’abbinamento gastronomico con zuppe di verdure, grigliate di vitello, carciofo di Pietrelcina. L’Alto Tammaro è una zona anche a spiccata vocazione olivicola, in quanto fattori pedoclimatici, uniti alle capacità professionali, contribuiscono a produrre un olio di elevata qualità il “Sannio Beneventano“, ottenuto da varietà da sempre coltivate in zona e in grado di garantire una spiccata tipicità del prodotto.
DOLCI
A Baselice scoviamo dolci tipici della cucina beneventana preparati con mandorle, miele e farina di grano tenero a forma rettangolare (“susamedd“), strisce di pasta frolla fritte in olio bollente e ricoperte di miele, zucchero o vin cotto preparate nel periodo di Carnevale (“scartellat“), dolce pasquale a forma di cestino ripieno di ricotta o di riso con decorazione centrale fatta con un uovo solo (“carusedd“). La Melannurca Campana, detta anche “mela annurca”, viene coltivata in diverse zone della provincia di Benevento dove vanta una cospicua diffusione e può fregiarsi del marchio IGP.
![]() |
Scartellate |
CUCINA CASERTANA
La cucina casertana può vantare molti piatti e prodotti di assoluto prestigio. Merito soprattutto di un territorio che spazia dalle coste tirreniche fino all’alta montagna. Nel corso dei secoli la cucina locale si è affinata sempre più, offrendo non solo varianti di alcuni piatti simbolo della Campania, ma anche prodotti legati esclusivamente alla tradizione locale.
FORMAGGI
Caserta è la provincia della Campania universalmente identificata per la produzione della mozzarella di bufala DOP e per la ricotta di bufala campana, ma non solo: grazie al clima e alla conformazione dei terreni, la zona casertana è un interessante zona di produzione olivicola e vinicola. Nella sezione formaggi merita sicura menzione anche il Conciato romano, vera e propria leccornia dell’Alto Casertano.
![]() |
Conciato romano |
![]() |
Bufala Casertana |
La “Menesta ‘mmaretata”, che si traduce dal dialetto in “minestra maritata”, è la classica pietanza che viene gustata sulle tavole campane in occasione di Natale e Pasqua.Un altro primo tipico della cucina casertana sono le Pettolelle con fagioli, ovvero pasta fatta in casa con farina, uova e sale e condita con i fagioli cannellini, olio vergine di oliva, aglio, origano, prezzemolo tritato, sale e pepe.Un'altra pietanza da mangiare a Caserta è la Cianfotta, essenzialmente uno stufato che si presenta come una sorta di caponata siciliana con peperoni fritti con aglio, cipolla, patate, melanzane, peperoncino, pomodori ed erbette aromatiche, il tutto accompagnato dal pane bruscato.
![]() |
Pettolelle con fagioli |
![]() |
Cianfotta |
La carne di uso tipico è quella del maialino nero casertano, come per le salsicce, prosciutto, o sottoforma di salsicce, capocolli, pancette e soppressate.. Il tutto accompagnato dal pane tostato o, se si vuole seguire nel dettaglio la tradizione, dagli scagliuozzi, tipiche frittelle di farina di mais fritte dalla forma arrotondata, adagiate sul fondo del piatto.San Leucio da secoli si anima con la sagra delle pallottole leuciane.
![]() |
Salsicce di maialino nero |
![]() |
scagliuozzi |
![]() |
pallottole leuciane |
Come nella tradizione campana anche a Caserta non possono mancare le famose sfogliatelle, la pastiera e i babà,e gli struffoli. Sempre in tema di dolci, uno dei più conosciuti e apprezzati è la Polacca aversana, un trionfo di crema ed amarena racchiuso in una soffice pasta. L’alta pasticceria è impreziosita da altri prodotti come il Roccobabà di Casal di Principe, il Ficus casertano di Castel Morrone o il Guanto Caleno di Calvi Risorta.
Tra i piatti più famosi vi è poi il Casatiello, una rivisitazione dolce della versione napoletana.
![]() |
Polacca aversana |
![]() |
Roccobabà di Casal di Principe |
![]() |
Guanto Caleno di Calvi Risorta |
CUCINA AVELLINESE
L’Irpinia, terra cara alla Madonna del Santuario di Montevergine, propone una gastronomia basata su primi piatti di pasta fatta a mano di varie forme e misure.
PRIMI
I piatti tipici più comuni sono i celebri fusili avellinesi, i cavatelli, le tagliatelle,le lagane, i ravioli, le orecchiette.Una menzione a parte la meritano le Cannazze di Calitri e la Maccaronara di Montemarano. Tra i primi piatti della gastronomia avellinese meritano una menzione anche la lasagna imbottita con sugo di carne ,uova sode,mozzarella,salsiccia e formaggio grattugiato e le lagane con ceci.
![]() |
Cannazze di Calitri |
![]() |
Maccaronara di Montemarano |
SECONDI
Il patrimonio zootecnico in Alta Irpinia e non solo è molto consistente e contribuisce notevolmente all’economia della zona. Sono diffusi sia allevamenti dei bovini, da carne e da latte che quelli dei maiali e quella ovina e caprina. Sulle tavole degli avellinesi, i secondi piatti sono basati soprattutto sulla carne: vitello podolico, maiale, pollo, agnello, coniglio preparati alla brace o con salsine di vario tipo. In molte località,nelle zone della Baronias si cucinano il piccione e le interiora di maiale (“tommacelle“).
![]() |
tommacelle |
I formaggi prodotti in provincia di Avellino, soprattutto in zone come quelle del circondario di Montella e di Lioni, sono il caciocavallo, la scamorza, la caciotta, il pecorino, il caprino, i burrini, la ricotta salata. Particolarmente apprezzato dalla popolazione locale il caciocavallo impiccato che generalmente si degusta su pane cafone avellinese (caratterizzato da scorza dura ma non molto friabile, con il colore che va dall’oro carico al marroncino, cotto rigorosamente a legna) durante feste e sagre paesane. In provincia, comunque, il prodotto di maggior pregio è il formaggio carmasciano, la cui produzione è limitatissima e circoscritta ad una piccolissima area territoriale, la zona del “Carmasciano”, nel territorio di 3 piccoli paesi dell’Alta Irpinia: Guardia Lombardi, Rocca San Felice e Frigento.
![]() |
formaggio carmasciano |
SALUMI
L’Alta Irpinia vanta anche una lunga tradizione nel settore dei salumi. E’ usanza comune nelle campagne, infatti, allevare uno o due capi suini per nucleo familiare, la cui produzione è totalmente destinata al consumo familiare. Grazie all’allevamento dei maiali nel corso del tempo si è sviluppata anche una produzione di alto pregio, tra i quali spiccano:Guanciale del Formicoso prodotto nei Comuni di Andretta, Bisaccia e Calitri,Capicollo di Zungoli,Prosciutto di Trevico,Prosciutto di Venticano,Salumi di Mugnano del Cardinale. Famosa in tutto il mondo è la “sopressata“, un salume dal profumo intenso, affumicato, molto pregiato, la cui preparazione si basa sulla lavorazione artigianale del maiale: due parti di carne magra, il prosciutto e il filetto, e una di grasso. La “sopressata Irpina” viene generalmente mangiata accompagnata da un buon vino Rosso come l’Aglianico o il celeberrimo Taurasi e da uova sode e pane casereccio.
![]() |
sopressata Irpina |
LEGUMI
La varietà più pregiata di legumi è sicuramente quella dei “fasuli quarantini” di Volturara Irpina, fagioli bianchi di forma tondeggiante e pezzatura medio-piccola particolarmente saporiti e di ottima consistenza alla cottura. Si chiamano così perché impiegano 40 giorni a maturare. Se vi trovate in zona, il piatto da ordinare è “Viscuotti re pane sponzati co’ li fasuli”, il pane bagnato con i fagioli.
LE CASTAGNE E LE NOCCIOLE
IL TARTUFO
Il tartufo avellinese più noto è il tuber mesentericum o tartufo nero ordinario o anche detto “Tartufo di Bagnoli Irpino” che la legge regionale sul Tartufo (LR n. 13/06) riconosce come “tartufo tipico campano”. Con il Tartufo nero di Bagnoli Irpino si producono formaggi tipici aromatizzati, come un pregiatissimo burro utilizzato anche per la preparazione di crostini, per condire piatti a base di pasta, di carne o di pesce.
Al comune di Montoro è, invece, legato il nome della cipolla ramata, dove l’aggettivo “ramato” è dovuto al tipico color rame della tunica esterna del bulbo, particolarmente apprezzata per il suo sapore particolarmente dolce al gusto. Grazie all’elevata tenuta alla cottura è indicata nella preparazione di numerosi piatti, tra i quali spicca la Genovese.
In provincia di Avelino, la produzione enologica si caratterizza dalla presenza di ben 3 DOCG.
Chi ama i vini bianchi può deliziarsi con Greco di Tufo e Fiano di Avellino mentre per i rossi, accanto all’Aglianico, spicca il Taurasi.
- Il Greco di Tufo DOCG, pur mantenendo inalterati profumi freschi e briosi, per la sua compattezza viene definito “un rosso vestito da bianco”. Il vitigno fu portato in Irpinia dalla Grecia ed attecchi nei territori dei comuni di Altavilla Irpina, Chianche, Tufo dal quale prende il nome appunto Greco di Tufo, Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni.
- Il Taurasi DOCG, vino rosso pieno dal colore intenso e dal profumo deciso è considerato il miglior vino del Sud Italia. Le uve utilizzate sono quelle del vitigno aglianico. Dopo la vinificazione il prodotto deve subire un invecchiamento di almeno tre anni di cui uno in botte per diventare Taurasi.
- Il Fiano di Avellino DOCG è un vino meno robusto del Greco di Tufo ma più equilibrato e fruttato.
L’ Irpinia è anche terra di olivo, come testimoniano le ampie distese di alberi secolari presenti in tutta la provincia, ed in particolar modo sulle colline dell’Ufita, cuore dell’olivicoltura irpina è l’area delle Colline dell’Ufita, cuore dell’olivicoltura irpina dove viene prodotto una varietà di grande pregio, la Ravece. Si tratta di una varietà rustica, molto apprezzata per la sua costante produttività e per l’elevata qualità dell’olio che produce, sebbene la resa sia piuttosto bassa e non superi il 16%. L’Olio Extravergine di Oliva Irpinia Colline dell’Ufita, deriva per non meno del 60% dalla varietà Ravece, mentre per la restante parte dalle varietà Ogliarola (molto diffusa nella provincia di Avellino), Marinese, Olivella di Carife e Ruveia.
DOLCI E PIZZE
Tra i dolci rustici della proncia di Avellino si ricordano la pizza con la ricotta, le scarole e il granone.I dolci tipici della cucina avellinese sono le crespelle, gli strufoli, ma anche i calzoncelli, a Sant’ Andrea di Conza, preparati con la farina di ceci (“Cauzunciell”). Ancora, a Lacedonia, sono caratteristici dei dolci, cotti al forno, simili ai ravioli imbottiti preparati con pasta di castagna, cioccolata, e le sfogliatelle imbottite di ricotta dolce o di marmellata di amarene. A Calitri si gustano “Piccilatiegghi“, preparati solo in occasione della Pasqua, e “Scallatiegghi“. I Piccilatiegghi sono ciambelle guarnite con uovo sodo trattenuto da due linguette di pasta messe a croce mentre gli Scallatiegghi sono ciambelle aromatizzate con sale, pepe e semi di finocchio, lessate e poi cotte al forno. Dolci tipicamente natalizi sono le “scarpegghie“, pizzette lievitate fritte in olio abbondante e poi imbevute di miele o cosparse di zucchero.
![]() |
scarpegghie |
![]() |
Cauzunciell |
CUCINA CILENTANA
![]() |
mozzarella “inda a murtedda” |
![]() |
pizza cilentana |
![]() |
soppressata di Gioi Cilento |
![]() |
Lagane e ceci |
![]() |
Fusilli Felittesi |
![]() |
Triiddi |
![]() |
Cavatieddu |
![]() |
Sfrionzola |
![]() |
Alici 'mbuttunate |
![]() |
Ciauredda |
![]() |
mulignane 'mbuttunate |
![]() |
scauratieddi |
![]() |
pastorelle di castagne |
![]() |
cannoli cilentani |
![]() |
acquasale cilentana |
Ogni vite produce pochi grappoli, all'interno dei quali le caratteristiche organolettiche vengono preservate ed esaltate.
Due denominazioni enologiche della Regione Campania provengono dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Si tratta della DOC Castel San Lorenzo e della DOC Cilento, prodotte dalla combinazione delle uve tradizionali con quelle più specificamente locali.
Nessun commento:
Posta un commento