sabato 27 marzo 2021

🍝 🇮🇹 CUCINA CAMPANA

CUCINA CAMPANA
Con un patrimonio enogastronomico unico e autentico per varietà, pregio e particolarità, anche la cucina campana non poteva essere meno ricca e famosa nel mondo. Una terra dove cultura e tradizioni, favoriti da un clima mite e un terreno fertile, si è distinta fin dall’antichità per il suo patrimonio culinario.Accanto alle tradizioni religiose si affiancano, rituali quotidiani che sono propri di chi vive a Napoli, ma anche di chi la frequenta saltuariamente. Il cibo, ad esempio, è uno di questi rituali. Tutta la giornata del napoletano può essere scandita in base al cibo, si parte dalla colazione l'immancabile caffè, accompagnato da qualche dolcetto della tradizione napoletana, passando per il pranzo e la cena dove la tipica pizza partenopea la fa da padrona per chi mangia per strada. 
 
Sarebbe impossibile elencare tutti i piatti e dolci campani : sono tantissimi ed ogni area (napoletana,beneventana, salernitana, casertana, etc) ha le proprie tradizioni culinarie e varianti delle ricette originali.Tra i prodotti tipici campani ricavati con materie prime che si trovano in questo territorio, troviamo il limoncello, il nocino e l'olio extravergine d'oliva.
Come dimenticare i vini? Vanno ricordati l'Aglianico del Taburno, il greco di Tufo e il Taurasi, tanto per citarne alcuni.
 
CUCINA CAMPANA-NAPOLETANA

ANTIPASTI

Sarete letteralmente rapiti dai sapori, dagli odori, dai profumi per le strade, per i vicoli delle città! Famoso infatti è lo street food. Il capoluogo campano infatti ha una ricca tradizione di cibi da strada: pizza a portafoglio, pizza fritta o “Montanara”, crocchè di patate, zeppole, piccole frittata con pasta(chiamata anche frittata di maccheroni).Questi sono solo alcuni dei prodotti che è possibile degustare, passeggiando per strada o fermandosi in qualche bella piazza della città.      
Il cuoppo è un cartoccio a forma di cono che si riempie con ogni sorta di fritto, si può trovare nelle rosticcerie o nelle friggitorie, ma è presentato molto spesso anche in pizzeria come antipasto, servito a tavola con la sua tipica forma. Bisogna fare una distinzione ben precisa, perché il cuoppo può contenere due tipologie diverse di fritti, da quelli che contengono solo pesce fritto a quelli che invece contengono mozzarelle impanate, crocchè, arancini e tanto altro.

Cuoppo misto di pesce

 

La mozzarella di bufala è un prodotto caseario tipico di questa regione, soprattutto nella provincia di Salerno e di Caserta. Tra gli altri latticini prodotti troviamo la provola, il caciocavallo, la ricotta, la scamorza, il Provolone del Monaco e tanti altri prodotti che fanno parte di molti piatti tipici ma anche utilizzati come antipasto,come dire di no ad una bella bufala campana fresca tanto per cominciare?

Provola

Mozzarella di bufala

PANI E PIZZE

La pizza è sicuramente uno dei simboli della città di Napoli, caratterizzata dal bordo soffice e gonfio, detto “cornicione”, e una pasta sottile ed elastica. Per le strade di Napoli è possibile mangiare delle pizze di dimensioni ridotte e piegate in quattro parti, chiamate “pizza a portafoglio”. Ciò che rende veramente unica la pizza napoletana è sicuramente il suo condimento: pomodoro, mozzarella, basilico e olio d'oliva sono ingredienti base della classica Margherita.
La pizza fritta è un'altra specialità gastronomica campana, che prende forma da una sfoglia di pasta lievitata, ripiena(spesso ripiena di ricotta,mozzarella,ciccioli,sale e pepe) e fritta. A volte si puo' aggiungerea piacimento il pomodoro.

Pizza margherita

Calzone fritto

Il pane dei Camaldoli, o pane cafone, è una forma di pane di antichissima tradizione, la cui preparazione è tipica della tradizione culinaria di Napoli, ma diffusa anche in altre zone della Campania. Il nome deriva dalla collina dei Camaldoli, situata nella parte nord occidentale della città. Tra i comuni a nord di Napoli, il Comune di Marano di Napoli è quello in cui è più radicata la produzione di questo pane.Il pane dei Camaldoli ha ottenuto il prestigioso riconoscimento Prodotti agroalimentari tradizionali italiani, nella categoria: "Paste fresche e prodotti di panetteria, pasticceria, biscotteria e confetteria".


 PRIMI

Altro simbolo della Campania è la pasta.
I pastifici di Gragnano producono la miglior pasta di grano duro d'Italia. Ci sono ricette molto gustose di primi piatti, che rispecchiano le zone di origine ma anche la creatività campana. Chi vive sulla costa potrà apprezzare sughi al sapor del mare, come gli Spaghetti alle Vongole.
Tra i sughi più conosciuti della Campania c'è sicuramente il ragù, con cui poter condire maccheroni la domenica e nei giorni di festa. La tradizione vuole che questa salsa inizi a cuocere lentamente già il sabato sera, in modo che possa addensarsi abbastanza da sembrare quasi una crema di pomodoro e carni.
Tra i primi piatti della cucina tradizionale campana va citata anche la pasta alla Genovese, a dispetto del nome, preparata con sugo di carne, abbondante cipolla ed aromi. Per questo piatto si utilizzano gli ziti, dei lunghi maccheroni forati al centro poi spezzati a mano.
Il Sartù di riso è un tradizionale timballo, che prevede molti ingredienti: carne macinata, piselli, formaggi, uova, salame e passata di pomodori.
Non mancano nella tradizione zuppe e minestre. Per citarne alcune ricordiamo la “zuppa di soffritto”, “pasta patate e provola”, la “minestra di pasta e fagioli con le cozze” e la “minestra maritata”.
Dai tempi dei greci e romani, poi, la cucina campana ha iniziato ad arricchirsi, anche con l’influenza delle tradizioni spagnole e francesi che si sono susseguite nelle dominazioni. Un esempio è il famoso Gateau di patate, uno dei più amati della cucina napoletana.
La parmigiana di melanzane è un altro tipico piatto campano. Su questa preparazione le scuole di pensiero si dividono: aggiungere o non aggiungere il prosciutto? Le melanzane si friggono una o due volte? In ogni caso e' un ottimo piatto spesso considerato come piatto unico.
Ziti napoletani, maccheroni lardiati, paccheri lardiati o ancora mezzanelli spezzati allardiati. La lardiata o allardiata è uno dei primi piatti più gustosi e sostanziosi della cucina napoletana, assolutamente da provare in uno dei ristoranti tipici campani o da fare a casa. Gli ingredienti sono semplici: pasta, pomodorini del piennolo e lardo di pancia, uno spicchio d’aglio, peperoncino, e una ricca spolverata di pecorino grattugiato. Il lardo deve essere ridotto sotto forma di crema con l’aiuto di un buon coltello e i pomodorini cotti a puntino. Più che un primo piatto, una vera poesia per il palato. 
 
Parmigiana di melanzane

Pasta alla genovese

Gateau di patate

Pasta e patate

Ziti al ragu'
 
SECONDI

I secondi piatti a base di carne non sono molti in questa regione, al contrario delle altre regioni del resto del Sud. Il coniglio viene preparato “all'Ischitana”, molto aromatizzato, l’agnello e il capretto compaiono sulla tavola principalmente durante il periodo di Pasqua, mentre le salsicce vengono accompagnate con i “friarielli”.
Braciole, involtini e “tracchie”, le spuntature del maiale, vengono cotte al sugo. Anche le fettine di carne di vitello vengono cotte nel sugo alla pizzaiola, con pomodori, aglio e origano.

Rimaniamo in tema street food con un tipo di preparazione molto più tradizionale e per certi versi polarizzante. Per ‘e ‘o muss si riferisce a tagli di recupero scartati dalla macellazione, il piede di maiale – animale di cui proverbialmente non si butta via niente – e il musetto di vitello, bolliti.Spesso questo piatto lo troviamo nelle bancarelle di strada insieme alla trippa col limone. Tra i secondi piatti di pesce, troviamo il baccalà come ingrediente principale, cucinato al sugo, in umido, con le patate o fritto; le alici o le acciughe, marinate, impanate e fritte o cotte al forno. C’è poi il polpo “alla Luciana”, che prende nome dal quartiere Santa Lucia di Napoli, che viene preparato con pomodoro, aglio, prezzemolo e peperoncino.
L'anguilla viene principalmente chiamata “capitone”, soprattutto nel napoletano durante il periodo natalizio. Protagonista della cena della vigilia di Natale, dopo gli spaghetti con le vongole, l’anguilla viene tagliata a tocchetti e fritta.
L'impepata di cozze è un piatto che si consuma molto volentieri durante le serate estive. Si prepara in poco tempo e le cozze vengono condite con un pizzico di sale, pepe e limone, accompagnate infine da fette di pane tostato. Immancabile la frittura mista di pesce e crostacei, che in realtà può essere consumata anche tra gli antipasti.

Coniglio all'ischitana

Salsicce e friarielli

Impepata di cozze

Capitone fritto

CONTORNI

Non tutti conoscono i friarielli, un tipo di verdura che cresce solo nelle zone della provincia di Napoli e del Vesuvio.La verdura è della famiglia dei broccoli, e a cuocere sono i fiori e le foglie delle cime di rapa, di solito in quantità più che generosa. I friarielli lessati, scolati e ripassati, oppure semplicemente fatti appassire in padella con aglio, olio e un po’ di forte, accompagnano divinamente le salsicce, anch’esse cotte in padella. Tra i contorni tipici, troviamo le “zucchine alla scapece”, zucchine tagliate a fettine sottili prima fritte e poi cotte in una soluzione di aceto, acqua ed aglio. Si lasciano poi marinare per ventiquattro ore e si servono fredde. Con lo stesso metodo, alla scapece, viene preparata anche la zucca. Anche i carciofi vengono utilizzati in diversi piatti. I più golosi, non potranno non assaggiare i carciofi ripieni, una vera bontà locale.  Le scarole ,c’è chi le guarnisce con olive, capperi, uva sultanina, e ancora alici, aglio e peperoncino o messe sulla pizza.   
Conosciuti nella declinazione dialettale come “puparuoli ‘mbuttunati”, rappresentano un secondo piatto che vuole essere un omaggio ai sapori mediterranei. I Peperoni di stagione vengono arrostiti dopo essere stati adeguatamente farciti con un ripieno a base di pane, uova e ingredienti tipici come come olive, capperi e se piacciono anche acciughe.
Un altro grande classico è l’insalata di rinforzo, a base di cavolfiore lessato, cetriolini, peperoni dolci (papaccelle), olive, capperi e alici. Se deve essere di magro, almeno ci si rinforza con più verdura.

Scarole

Puparuoli ‘mbuttunati

DOLCI

Tra i dolci della Campania, troviamo il famoso babà e la torta Caprese con mandorle, cioccolato, uova e zucchero, soffice dentro e croccante fuori. Le “delizie al limone”, tipiche di Sorrento, sono delle tortine con un ripieno di crema al limone e un guscio di glassa alla panna. È possibile trovare delle varianti con altri tipi di frutta, ma questa è quella originale.   
Poi c'è la colazione con caffè, da accompagnare con sfogliatelle o graffe. La sfogliatella può essere riccia, preparata con pasta sfoglia, o frolla, appunto con pasta frolla, ripiene di una crema particolare. Esistono alcune varianti della sfogliatella napoletana chiamate code di aragosta, che però sono più lunghe e ripiene di panna, chantilly o crema al cioccolato. La graffa, invece, è una ciambella fritta e cosparsa di zucchero semolato.I sapori della Campania si manifestano anche nella frutta, come le fragole di Acerno, la mela annurca della provincia di Caserta, la nocciola di Giffoni e il limone della costiera Amalfitana e di Sorrento. Ci sono poi i dolci delle festività. Durante il periodo natalizio non possono mancare gli struffoli, delle piccole palline di pasta fritta disposti a piramide e ingolositi con una cascata di miele, decorata con zuccherini colorati e confetti. È importante che lo struffolo sia piccolo, in modo che la superficie sia totalmente cosparsa dal miele. In quei giorni è possibile trovare anche i “mustaccioli”, dei dolcetti a forma di rombo. Il loro interno è soffice, mentre l'esterno è composto da una croccante glassa al cioccolato. Ci sono poi i “Roccocò”, delle ciambelle molto croccanti con mandorle e miele. Essendo molto duri, vengono ammorbiditi con Marsala, vino o spumante. Il Migliaccio dolce è una torta tradizionale campana del periodo di Carnevale. A base di semolino e ricotta, questo dolce morbido e profumato all’arancia o al limone, va ad arricchire la tavola del martedì grasso.
La pastiera è un dolce pasquale composto da pasta frolla e ripieno di ricotta, grano, uova e crema pasticciera; è un dolce molto profumato, per via della presenza della cannella e dell'essenza di fiori d'arancio. Esiste anche la versione al riso, soprattutto nella zona del Sannio.
 
Molti aspettano il periodo pasquale per assaporare questo rustico tradizionale campano, un lievitato ricco di sapore che a molti riporta ai ricordi dell’infanzia.Salumi, formaggi, uova sode, farina, lievito, pepe e soprattutto sugna, sono gli ingredienti che renderanno il casatiello squisito e profumato. Una gioia per i sensi che inizia già al momento dell’impasto, quando salumi e formaggi si tagliano a dadini per poter comporre la farcitura del nostro casatiello.

 

Le zeppole di San Giuseppe sono delle frittelle fatte di pasta choux decorati con dei ciuffi di crema pasticciera con sopra un’amarena sciroppata che tra le vie e i quartieri di Napoli possono essere gustate tutto l’anno, ma che invece nel resto dell’Italia vengono preparate in occasione della festa del papà, il 19 Marzo San Giuseppe.
Comunque ogni famiglia ha le proprie tradizioni e ricette, che custodisce e tramanda di generazione in generazione.  
Baba'
Pastiera

Sfogliatelle

Mustaccioli

Zeppole di San Giuseppe


CUCINA SALERNITANA
In quest'ampia area madre natura è stata parecchio generosa, ecco perché i piatti tipici di Salerno rispecchiano l'abbondanza e la qualità della materia prima.
 
Gli scialatielli sono un formato di pasta tipico della zona di Salerno e di Amalfi ed il perfetto condimento è il sugo allo scoglio che può essere bianco o macchiato con del pomodorino fresco.A volte troviamo anche risotti con lo stesso condimento.

La pizza chiamata "Carmine" è una delle più diffuse in città, insieme alla tipica Margherita.
Prende il nome da Carmine Donadio, proprietario della pizzeria "Carminuccio" situata nel popolare quartiere piuttosto periferico di Mariconda, per tanti la pizza migliore della città. La sua farcitura comprende pomodoro, mozzarella(o formaggio), pancetta tagliata a cubetti e basilico. Spesso a Salerno la margherita viene condita con mozzarella di bufala campana, un prodotto d’eccellenza di questa zona(chiamata anche "Zizzona" di Battipaglia).
 
 
Le lagane sono un formato di pasta rustico a metà strada tra le tagliatelle e le lasagne e sono solite essere condite con legumi, molto spesso con i ceci.
 
La Parmigiana salernitana prevede l’uso delle zucchine al posto della più celebre ricetta che utilizza le melanzane. Le zucchine vengono fritte e alternate in strati con mozzarella di bufala, salsa di pomodoro e parmigiano.
 
La milza imbottita, o meglio in dialetto ‘mbuttunata, è un piatto che viene cucinato spesso in città, in particolare nel periodo estivo in occasione della festa di san Matteo. Si tratta di un piatto dalle origini povere che prevede l’utilizzo delle interiora.viene preparata farcendo la milza di vitello con un battuto di aglio, prezzemolo e peperoncino. La milza viene poi cotta a lungo e a bassa temperatura con il vino rosso e il mosto cotto.

Le alici alla piattella sono uno dei piatti principali della cucina tradizionale di Salerno.Si tratta di un piatto della cucina povera della città che prevede l’uso del pesce azzurro pescato nel golfo di Salern condito con olio d'oliva.

 

La Ciambotta e' un contorno di verdure estive diffuso in tutta l'Italia meridionale e per questo ne esistono molte versioni. Chiamata anche "cianfrotta" o "caponata", è generalmente costituita da patate, melanzane, pomodori, peperoni e peperoncino, cipolla ed erbe aromatiche a piacere.Nella versione salernitana, però, si usano solo i peperoni, le patate e le melanzane.


Il Cuoppo e' un tipico cibo di strada campano, il re indiscusso dello street food salernitano. Il cuoppo fritto di mare fa parte delle antiche tradizioni culinarie locali: è un cono di frittura più o meno grande che trabocca di pietanze.
Passeggiando per le stradine del centro di Salerno è impossibile non imbattersi in un rivenditore di cuoppo fritto, che di solito è composto da alici, gamberi, calamari e paranza, il tutto impanato e fritto.

Tra i dessert più conosciuti in città troviamo sicuramente la Scazzetta del Cardinale.Si tratta di un dolce a base di pan di spagna che nella forma e nel colore ricorda il copricapo cardinalizio.Due dischi di soffice pan di spagna vengono farciti con crema chantilly e fragole.

 

Se si pensa alla pasticceria della costiera amalfitana si pensa per prima cosa alla delizia al limone.Questa dolce dessert a forma di cupola si trova in ogni ristorante o pasticceria della città.Il dolce si compone di una cupola di pan di spagna bagnata nel limoncello e farcita con crema diplomatica al limone.

Il limoncello è un tipico liquore a base di limone della Costiera Amalfitana. Dolce e profumato, è ottenuto dall'estratto delle bucce dei limoni appena colti, in una fase della loro maturazione che prevede che il colore sia ancora piuttosto verde.
La sua storia è legata a diverse leggende, sorrentini, amalfitani e capresi, ad esempio, si contendono la sua invenzione. A registrare per primo il marchio "Limoncello" fu l'imprenditore Massimo Canale nel 1988. A Salerno e in tutta la Campania viene spesso prodotto in casa artigianalmente e offerto come dono durante le festività.


La sfogliatella e'uno tra i prodotti campani più conosciuti e amati non solo in Italia, ma nel mondo.Nel caso della sfogliatella di Santa Rosa le origini risalgono al 1700: deve il suo nome alle suore del monastero di Santa Rosa a Conca dei Marini sulla Costiera amalfitana erano esperte cuoche, ma crearono la sfogliatella in modo del tutto casuale! Durante il giorno della preparazione del pane una delle monache aggiunse frutta secca, limoncello e zucchero alla farina di semola cotta nel latte. Una volta cotta, alla sfogliatella fu aggiunto il nome "Santarosa" proprio in onore del convento in cui fu creata per la prima volta. Nel 1818 un cuoco scoprì la ricetta, la riprodusse e finalmente il dolce ottenne il successo meritato. Nel tempo nuovi ingredienti hanno arricchito la sfogliatella, come la ricotta, le amarene sciroppate o la crema pasticciera.
 
 
 
CUCINA AMALFITANA E SORRENTINA
Olio, limoni e vini D.O.C., ecco le specialità della Costiera Amalfitana.
Il limone di Amalfi si chiama sfusato (per la forma affusolata) ed è tutelato dall’Indicazione Geografica Protetta (I.G.P.). È tra le varietà più ricche di Vitamina C e, per l’aroma particolarmente intenso e la ricchezza degli olii essenziali, viene utilizzato per la produzione del limoncello, oltre che per conserve e torte.


Ma la Costiera vanta anche la primogenitura degli ndunderi, fatti con farina di farro e caglio e riconosciuti dall’Unesco come una delle prime paste codificate. Non è un caso che i primi pastifici siano stati aperti proprio in questa zona, e che da Maiori partirono i maccaronari per poi avviare la produzione della pasta a Gragnano. 
 

Famosi e apprezzati anche gli scialatielli, pasta a base di farina, latte, basilico tritato finissimo, olio, formaggio grattugiato, pepe e sale.
 

Altro must della zona è la Colatura di alici di Cetara, evoluzione del Garum romano, una salsa derivante dal processo naturale di conservazione delle alici. La procedura per ottenere questa specialità della tradizione culinaria cetarese è estremamente lunga (dura da maggio a dicembre).
 


E poi c’è il latte prodotto a Tramonti, dove le mandrie sono allevate allo stato semibrado, e da cui ricavano magnifici fiordilatte, ricotte, provole e caciocavalli
 
Ma piatti esemplari (per semplicità e gustosità) sono anche il pescespada cotto in foglie di limone, la parmigiana di alici e la genovese di tonno, totani e patate.  




 
 
La Penisola Sorrentina, come del resto tutta la regione Campania, vanta una prelibata e rinomata tradizione gastronomica fatta di deliziosi piatti tipici. Dai limoni alle olive, dai pomodori alle noci, dai latticini ai dolci, Sorrento è ricca di prelibatezze per capaci di accontentare anche i palati più esigenti. Menù a base di frutti di mare, gustosi e rinomati latticini come la treccia, il provolone del monaco e la mozzarella e dolci squisiti famosi in tutto il mondo come la delizia al limone, il babà e la torta caprese per citarne solo alcuni.
 
I limoni di Sorrento sono famosi almeno quanto la Costiera Sorrentina. Il succo di limone, molto utilizzato come ingrediente aromatizzante per molti dolci, ha proprietà curative di cui spesso ci si dimentica. Che sia spremuto su una ricca insalata o su una bistecca cotta ai ferri, il profumo e il gusto di questo agrume secolare, dona a ogni sapore un qualcosa in più che, nella cucina sorrentina in particolare, rende unica qualunque portata.
 
Altro prodotto tipico della Costiera Sorrentina è l’olio, già coltivato da queste parti ai tempi dei greci, si è tramandato nei secoli ed è riuscito ad ottenere il marchio DOP, che indica l’origine protetta del prodotto.Molto buono se usato per cucinare, si apprezza però a pieno quando è assaggiato crudo con del pane, o accompagnato da pomodorini e provolone, inutile dirlo, tipici della Costiera Sorrentina.
 
I pomodori di Sorrento rappresentano la quintessenza dell’arte culinaria: si pensi ai piatti tipici della Costiera, come i famosi Gnocchi alla Sorrentina oppure i Cannelloni ripieni, entrambi grondanti di pomodorini freschi e odorosi. 
Gnocchi alla sorrentina

Una particolare citazione merita il Provolone del Monaco di Sorrento, che ha un requisito fondamentale: deve esser prodotto, almeno per il 20% con latte delle mucche di Agerola.La sua antichissima storia ha fatto perdere l’origine del curioso nome anche se, pare,sia da attribuire alla somiglianza che i caseari assumevano quando, durante le giornate di pioggia, portavano i prodotti al porto di Napoli, coprendosi il capo con sacchi di tela, somigliando a monaci incappucciati nel saio.
 

Tra i primi piatti principali troviamo le pennette, gnocchi di patate, o i fantastici ravioli ripieni di ricotta: conditi con il sugo diventano tutti “alla sorrentina” e hanno un sapore mediterraneo davvero prelibato. Una volta finita la pasta, nel piatto resta il sugo e, anche se il galateo dice a chiare lettere che questa pratica è poco elegante, prendette una bel pezzo di pane e fate la classica “scarpetta“, mangiandolo dopo averlo passato nel sugo.

NB La Pasta di Gragnano è un prodotto alimentare meritevole di tutela come stabilisce il disciplinare di produzione IGP prodotta su tutto il territorio del comune di Gragnano.

Il secondo piatto per eccellenza è l’insalata caprese,fatta con pomodorini freschi tagliati a cubetti, che fanno da tappeto per quattro o cinque fette di mozzarella tagliate spesse, meglio ancora con una fantastica treccia di Agerola, una mozzarella intrecciata, appunto.

 
Un secondo piatto, sicuramente più pesante, ma ugualmente buono, è la mozzarella in carrozza. Pezzi di pan carrè passati nell’uovo insieme a fette di mozzarella, il tutto fritto in olio caldo. 
 
Per i secondi classici la carne ed il pesce alla sorrentina


Oltre ai dolci tipici della pasticceria napoletana come babà, sciù, bignè, tutti farciti con crema di limone, la tradizione dolciaria sorrentina ha la sua perla nella rinomata delizia al limone. Il dessert, fatto di pan di spagna ricoperto da uno strato di crema al limone.Alla fine di un pranzo però, non può mancare dopo il caffè, uno dei liquori sorrentini: nocillo o limoncello. La particolarità di questi liquori è che il forte gusto del limone o delle famose e buonissime noci di Sorrento
 
Delizia al limone
Limoncello






















































































































CUCINA BENEVENTANA(SANNITA)

La cucina beneventana è fatta di specialità molto semplici i cui primi piatti sono sempre a base di pasta fatta in casa.

PRIMI

La pasta fatta a mano in provincia di Benevento è particolarmente gustosa con i legumi con fagioli e cotica, con i ceci.Tra i primi piatti della cucina sannita merita una posizione di rilievo la preparazione, rigorosamente fatta a mano, de i Fusilli: pasta fatta in casa, utilizzando il ferro per lavorare la lana (fuso), generalmente conditi con il ragù molto simile a quello napoletano, sugo di passato di pomodori tirato a fuoco lento ed arricchito con la braciola di carne e conditi con abbondante grattugiata di formaggio pecorino di Vitulano. Posizione di rilievo anche per le Orecchiette o i Cicatielli di Benevento(cavatelli), pasta preparata manualmente aiutandosi con le dita, che possono essere serviti al ragù, al sugo di agnello od anche accompagnata a legumi. Andando per paesini sanniti a Baselice si può apprezzare la pasta fatta in casa con ceci, a volte condita con sangue di maiale, pizza a base di granturco cotta sotto la brace (“pizza di ran’din“), rustico ripieno di formaggio Pecorino e uova a forma di mezzaluna (“fiadon’”).Nelle feste comandate come la Pasqua o il S. Patrono, nei menù della cucina sannita non manca mai la Minestra Maritata nel senso che viene “maritata”a qualcosa di più sostanzioso come, ad esempio, il prosciutto di Pietraroja, le cotiche salate, il pezzo di lardo e il peperoncino. In occasione del S. Natale, nelle famiglie beneventane è tradizione preparare e servire la Zuppa di cardone (pianta che somiglia molto a quella del carciofo, ma con foglie a coste più grosse e tenere).Meritano una segnalazione i panzerotti di S. Giuseppe (a base di pasta sfoglia con ripieno di ceci e cannella, fritti).

Cicatielli di Benevento

Pizza di ran’din

Minestra Maritata
SECONDI

Nel Sannio primeggiano gli allevamenti di bovini, ovini (molto rinomato l’agnello laticauda di S. Croce del Sannio), caprini e suini. In tutto il Sannio, è consuetudine la preparazione di gustosi involtini a base di fegato, polmone, animella, prezzemolo, aglio, avvolti con budella di agnello e di legumi, preparati in svariati modi (“Ammugliatielli“).Nei comuni di Circello, Morcone, S. Croce e Colle Sannita si sta sempre più diffondendo l’offerta di prodotti tipici di salumi di carne suina.

Ammugliatielli
CONTORNI

Tra i contorni della cucina sannita spiccano i peperoni fritti ed i peperoni imbottiti, i funghi porcini di Cusano Mutri, i carciofi di Pietrelcina indorati e fritti .Con le verdure sono assolutamente squisiti i Cicatielli con i broccoli di S. Bartolomeo in Galdo.

Cicatielli con i broccoli di S. Bartolomeo in Galdo.
 FORMAGGI

Tutti i paesini della comunità montana del Fortore, tranne Sant’Arcangelo Trimonte, ricadono nell’area di produzione del Caciocavallo Silano, formaggio per il quale è stata riconosciuta la Denominazione di Origine Protetta (D.O.P.).Tra gli ottimi formaggi prodotti in provincia di Benevento segnaliamo in particolare il Caciocavallo di Castelfranco in Miscano e del Fortore, prodotti con latte di razze bovine bianche stagionati per un periodo che va da sei mesi ad un anno. Un altro tipico formaggio prodotto nel Sannio c’è il Caciocavallo Podolico, ottenuto con latte di vacca esclusivamente della razza Podolica. 

 VINI E LIQUORI

I vini sanniti di maggior pregio sono l’ Aglianico del Taburno, dal 2011 primo DOCG sannita, prodotto nei comuni di Bonea, Campoli del Monte Taburno, Cautano, Montesarchio, Tocco Caudio e Vitulano, il Solopaca D.O.C., nei comuni di Frasso Telesino, Melizzano, Solopaca e Vitulano, e il Sant’Agata dei Goti D.O.C. che comprende una delle più ampie varietà di vini: dalla Falanghina, al Greco per il bianco all’ Aglianico fino al Piedirosso per i rossi.

Anche nei liquori il Sannio raggiunge livelli di eccellenza assoluta. Merita quindi una menzione particolare (e concedetemi l’espressione “dulcis in fundo”) il liquore “Strega“.La distillazione coinvolge più di 50 erbe provenienti da varie parti del mondo: erbe sannite (menta selvatica), erbe mediterranee (lavanda, ginepro, corteccia d’arancio) e spezie esotiche orientali (cannella, pepe di Jamaica, chiodi di garofano, zafferano che ne dà il caratteristico colore giallo).
Mentre se le fasi di produzione sono conosciute poiché comuni alla maggior parte dei liquori, ciò che è ignoto, e che rende la ricetta unica, è il dosaggio delle singole erbe.

 OLIO

Tra i prodotti certificati del Sannio spiccano le diverse varietà di olio: dall’olio extravergine di oliva delle Colline Beneventane DOP all’olio extravergine di olive ‘Sannio Caudino -Telesino’, con le varietà locali Ortolana, Sprina, Racioppella, caratterizzato dal sapore fruttato da leggero a medio con chiaro sentore di mela e lievi sentori erbacei, i toni amaro e piccanti sono leggeri.L’olio extraverginee Sannio Caudino Telesino si presta bene all’abbinamento gastronomico con zuppe di verdure, grigliate di vitello, carciofo di Pietrelcina. L’Alto Tammaro è una zona anche a spiccata vocazione olivicola, in quanto fattori pedoclimatici, uniti alle capacità professionali, contribuiscono a produrre un olio di elevata qualità il “Sannio Beneventano“, ottenuto da varietà da sempre coltivate in zona e in grado di garantire una spiccata tipicità del prodotto.

DOLCI

A Baselice scoviamo dolci tipici  della cucina beneventana preparati con mandorle, miele e farina di grano tenero a forma rettangolare (“susamedd“), strisce di pasta frolla fritte in olio bollente e ricoperte di miele, zucchero o vin cotto preparate nel periodo di Carnevale (“scartellat“), dolce pasquale a forma di cestino ripieno di ricotta o di riso con decorazione centrale fatta con un uovo solo (“carusedd“). La Melannurca Campana, detta anche “mela annurca”, viene coltivata in diverse zone della provincia di Benevento dove vanta una cospicua diffusione e può fregiarsi del marchio IGP.

Scartellate

CUCINA CASERTANA

La cucina casertana può vantare molti piatti e prodotti di assoluto prestigio. Merito soprattutto di un territorio che spazia dalle coste tirreniche fino all’alta montagna. Nel corso dei secoli la cucina locale si è affinata sempre più, offrendo non solo varianti di alcuni piatti simbolo della Campania, ma anche prodotti legati esclusivamente alla tradizione locale. 

FORMAGGI

Caserta è la provincia della Campania universalmente identificata per la produzione della mozzarella di bufala DOP e per la ricotta di bufala campana, ma non solo: grazie al clima e alla conformazione dei terreni, la zona casertana è un interessante zona di produzione olivicola e vinicola. Nella sezione formaggi merita sicura menzione anche il Conciato romano, vera e propria leccornia dell’Alto Casertano. 

Conciato romano

Bufala Casertana
PRIMI

La “Menesta ‘mmaretata”, che si traduce dal dialetto in “minestra maritata”, è la classica pietanza che viene gustata sulle tavole campane in occasione di Natale e Pasqua.Un altro primo tipico della cucina casertana sono le Pettolelle con fagioli, ovvero pasta fatta in casa con farina, uova e sale e condita con i fagioli cannellini, olio vergine di oliva, aglio, origano, prezzemolo tritato, sale e pepe.Un'altra pietanza da mangiare a Caserta è la Cianfotta, essenzialmente uno stufato che si presenta come una sorta di caponata siciliana con peperoni fritti con aglio, cipolla, patate, melanzane, peperoncino, pomodori ed erbette aromatiche, il tutto accompagnato dal pane bruscato.

Pettolelle con fagioli

Cianfotta
SECONDI

 La carne di uso tipico è quella del maialino nero casertano, come per le salsicce, prosciutto, o sottoforma di salsicce, capocolli, pancette e soppressate.. Il tutto accompagnato dal pane tostato o, se si vuole seguire nel dettaglio la tradizione, dagli scagliuozzi, tipiche frittelle di farina di mais fritte dalla forma arrotondata, adagiate sul fondo del piatto.San Leucio da secoli si anima con la sagra delle pallottole leuciane.

Salsicce di maialino nero

scagliuozzi

pallottole leuciane
DOLCI

Come nella tradizione campana anche a Caserta non possono mancare le famose sfogliatelle, la pastiera e i babà,e gli struffoli. Sempre in tema di dolci, uno dei più conosciuti e apprezzati è la Polacca aversana, un trionfo di crema ed amarena racchiuso in una soffice pasta. L’alta pasticceria è impreziosita da altri prodotti come il Roccobabà di Casal di Principe, il Ficus casertano di Castel Morrone o il Guanto Caleno di Calvi Risorta.
Tra i piatti più famosi vi è poi il Casatiello, una rivisitazione dolce della versione napoletana. 

Polacca aversana

Roccobabà di Casal di Principe

Guanto Caleno di Calvi Risorta

CUCINA AVELLINESE

L’Irpinia, terra cara alla Madonna del Santuario di Montevergine, propone una gastronomia basata su primi piatti di pasta fatta a mano di varie forme e misure. 

PRIMI

I piatti tipici più comuni sono i celebri fusili avellinesi, i cavatelli, le tagliatelle,le lagane, i ravioli, le orecchiette.Una menzione a parte la meritano le Cannazze di Calitri e la Maccaronara di Montemarano. Tra i primi piatti della gastronomia avellinese meritano una menzione anche la lasagna imbottita con sugo di carne ,uova sode,mozzarella,salsiccia e formaggio grattugiato e le lagane con ceci.

Cannazze di Calitri

Maccaronara di Montemarano

SECONDI

Il patrimonio zootecnico in Alta Irpinia e non solo è molto consistente e contribuisce notevolmente all’economia della zona. Sono diffusi sia allevamenti dei bovini, da carne e da latte che quelli dei maiali e quella ovina e caprina. Sulle tavole degli avellinesi, i secondi piatti sono basati soprattutto sulla carne: vitello podolico, maiale, pollo, agnello, coniglio preparati alla brace o con salsine di vario tipo. In molte località,nelle zone della Baronias si cucinano il piccione e le interiora di maiale (“tommacelle“).

tommacelle
 FORMAGGI

I formaggi prodotti in provincia di Avellino, soprattutto in zone come quelle del circondario di Montella e di Lioni, sono il caciocavallo, la scamorza, la caciotta, il pecorino, il caprino, i burrini, la ricotta salata. Particolarmente apprezzato dalla popolazione locale il caciocavallo impiccato che generalmente si degusta su pane cafone avellinese (caratterizzato da scorza dura ma non molto friabile, con il colore che va dall’oro carico al marroncino, cotto rigorosamente a legna) durante feste e sagre paesane. In provincia, comunque, il prodotto di maggior pregio è il formaggio carmasciano, la cui produzione è limitatissima e circoscritta ad una piccolissima area territoriale, la zona del “Carmasciano”, nel territorio di 3 piccoli paesi dell’Alta Irpinia: Guardia Lombardi, Rocca San Felice e Frigento.

formaggio carmasciano

SALUMI

L’Alta Irpinia vanta anche una lunga tradizione nel settore dei salumi. E’ usanza comune nelle campagne, infatti, allevare uno o due capi suini per nucleo familiare, la cui produzione è totalmente destinata al consumo familiare. Grazie all’allevamento dei maiali nel corso del tempo si è sviluppata anche una produzione di alto pregio, tra i quali spiccano:Guanciale del Formicoso prodotto nei Comuni di Andretta, Bisaccia e Calitri,Capicollo di Zungoli,Prosciutto di Trevico,Prosciutto di Venticano,Salumi di Mugnano del Cardinale. Famosa in tutto il mondo è la “sopressata“, un salume dal profumo intenso, affumicato, molto pregiato, la cui preparazione si basa sulla lavorazione artigianale del maiale: due parti di carne magra, il prosciutto e il filetto, e una di grasso. La “sopressata Irpina” viene generalmente mangiata accompagnata da un buon vino Rosso come l’Aglianico o il celeberrimo Taurasi e da uova sode e pane casereccio.

sopressata Irpina

 

LEGUMI

La varietà più pregiata di legumi è sicuramente quella dei “fasuli quarantini” di Volturara Irpina, fagioli bianchi di forma tondeggiante e pezzatura medio-piccola particolarmente saporiti e di ottima consistenza alla cottura. Si chiamano così perché impiegano 40 giorni a maturare. Se vi trovate in zona, il piatto da ordinare è “Viscuotti re pane sponzati co’ li fasuli”, il pane bagnato con i fagioli.

LE CASTAGNE  E LE NOCCIOLE

Di particolare rilievo la produzione di castagne e nocciole.
L’area di produzione della Indicazione Geografica Protetta “Castagna di Montella” è limitata ai territori dei comuni di Montella, Bagnoli Irpino, Cassano Irpino, Nusco, Volturara Irpina e ad una parte del comune di Montemarano (contrada Bolifano). Per quanto riguarda le nocciole, in provincia di Avellino la “Corylus avellana” nota ai più come “Nocciola Avellana” in quanto prende il nome della zona nota fin dall’antichità per la coltivazione di noccioli. Le aziende locali utilizzano le nocciole per la lavorazione del torrone, il tradizionale ‘cupeto’ che viene prodotto soprattutto nelle zone di Ospedaletto e Dentecane.

IL TARTUFO

Il tartufo avellinese più noto è il tuber mesentericum o tartufo nero ordinario o anche detto “Tartufo di Bagnoli Irpino” che la legge regionale sul Tartufo (LR n. 13/06) riconosce come “tartufo tipico campano”. Con il Tartufo nero di Bagnoli Irpino si producono formaggi tipici aromatizzati, come un pregiatissimo burro utilizzato anche per la preparazione di crostini, per condire piatti a base di pasta, di carne o di pesce.

LA CIPOLLA

Al comune di Montoro è, invece, legato il nome della cipolla ramata, dove l’aggettivo “ramato” è dovuto al tipico color rame della tunica esterna del bulbo, particolarmente apprezzata per il suo sapore particolarmente dolce al gusto. Grazie all’elevata tenuta alla cottura è indicata nella preparazione di numerosi piatti, tra i quali spicca la Genovese.

I VINI

In provincia di Avelino, la produzione enologica si caratterizza dalla presenza di ben 3 DOCG.

Chi ama i vini bianchi può deliziarsi con Greco di Tufo e Fiano di Avellino mentre per i rossi, accanto all’Aglianico, spicca il Taurasi.

  • Il Greco di Tufo DOCG, pur mantenendo inalterati profumi freschi e briosi, per la sua compattezza viene definito “un rosso vestito da bianco”. Il vitigno fu portato in Irpinia dalla Grecia ed attecchi nei territori dei comuni di Altavilla Irpina, Chianche, Tufo dal quale prende il nome appunto Greco di Tufo,  Montefusco, Prata di Principato Ultra, Petruro Irpino, Santa Paolina e Torrioni.
  • Il Taurasi DOCG, vino rosso pieno dal colore intenso e dal profumo deciso è considerato il miglior vino del Sud Italia. Le uve utilizzate sono quelle del vitigno aglianico. Dopo la vinificazione il prodotto deve subire un invecchiamento di almeno tre anni di cui uno in botte per diventare Taurasi.
  • Il Fiano di Avellino DOCG è un vino meno robusto del Greco di Tufo ma più equilibrato e fruttato.
OLIO

L’ Irpinia è anche terra di olivo, come testimoniano le ampie distese di alberi secolari presenti in tutta la provincia, ed in particolar modo sulle colline dell’Ufita, cuore dell’olivicoltura irpina è l’area delle Colline dell’Ufita, cuore dell’olivicoltura irpina dove viene prodotto una varietà di grande pregio, la Ravece. Si tratta di una varietà rustica, molto apprezzata per la sua costante produttività e per l’elevata qualità dell’olio che produce, sebbene la resa sia piuttosto bassa e non superi il 16%. L’Olio Extravergine di Oliva Irpinia Colline dell’Ufita, deriva per non meno del 60% dalla varietà Ravece, mentre per la restante parte dalle varietà Ogliarola (molto diffusa nella provincia di Avellino), Marinese, Olivella di Carife e Ruveia.

DOLCI E PIZZE

Tra i dolci rustici della proncia di Avellino si ricordano la pizza con la ricotta, le scarole e il granone.I dolci tipici della cucina avellinese sono le crespelle, gli strufoli, ma anche i calzoncelli, a Sant’ Andrea di Conza, preparati con la farina di ceci (“Cauzunciell”). Ancora, a Lacedonia, sono caratteristici dei dolci, cotti al forno, simili ai ravioli imbottiti preparati con pasta di castagna, cioccolata, e le sfogliatelle imbottite di ricotta dolce o di marmellata di amarene. A Calitri si gustano “Piccilatiegghi“, preparati solo in occasione della Pasqua, e “Scallatiegghi“. I Piccilatiegghi sono ciambelle guarnite con uovo sodo trattenuto da due linguette di pasta messe a croce mentre gli Scallatiegghi sono ciambelle aromatizzate con sale, pepe e semi di finocchio, lessate e poi cotte al forno. Dolci tipicamente natalizi sono le “scarpegghie“, pizzette lievitate fritte in olio abbondante e poi imbevute di miele o cosparse di zucchero.

scarpegghie

Cauzunciell

CUCINA CILENTANA

Il Cilento ha un riconoscimento importantissimo anche per la sua storia e cultura enogastronomica, intesa come tradizione e stile di vita, un “modus vivendi” dove l’elemento anche relazionale culturale rafforza il senso di appartenenza e di condivisone tra tutti i popoli autoctoni. Questo perché il “mangiare insieme”, tipico della Dieta Mediterranea, non venga banalmente descritto come il consumare un pasto velocemente bensì dare un valore più profondo e significativo come quello di “Consolidare il fondamento delle relazioni interpersonali, promuovere il dialogo e la creatività attraverso anche il tramandare di una identità ben definita con i suoi valori condivisi”.Ogni anno infatti centinaia di turisti accorrono da tutto il mondo in occasione delle varie sagre.
Gli alimenti principi della Dieta Mediterranea sono il pane, la pasta, le verdure e gli ortaggi, la frutta fresca e secca, ma anche le carni bianche, il pesce, i latticini, le uova, l’olio d’oliva ed il vino.
I prodotti tipici, DOP ed IGP impazzano sul mercato, infatti dopo il turismo, sono la seconda fonte di guadagno più proficua al territorio.
 
L'ORO BIANCO DEL CILENTO 
Un viaggio nelle case di produzione come Vannulo o Barlotti vi mostrerà che gli animali così trattati producono non solo la mozzarella più succulenta ma anche ricotta, yogurt, dolci, gelato e molto altro. Prodotta con latte intero 100% di bufale alimentate con erbe di pascolo, mangime, mais, fieno di erba medica, crusca e paglia, il suo sapore raffinato e inconfondibile sa stuzzicare ogni tipo di palato.La lavorazione, lenta e delicata, è disciplinata dalla legge e le permette di ottenere il marchio DOP. La mozzarella “inda a murtedda”, così come tanti piatti della tradizione, ha un’origine legata ad esigenze pratiche ed in questo caso a quelle dei pastori cilentani di conservare la mozzarella durante i lunghi spostamenti.
mozzarella “inda a murtedda”

La Cacioricotta è un altro formaggio tipico prodotto dall'unione fra il latte di capra e di pecora che viene spesso utilizzata sulla pizza cilentana, cotta rigorosamente nel forno a legna e condita semplicemente con passata di pomodoro e  appunto cacioricotta stagionato e grattuggiato, o in generale con formaggio caprino stagionato(molto conosciuta “l’ammaccata”, un tipo di pizza cilentana realizzato selezionando con cura le materie prime e conferendo una particolare forma allungata e ammaccata all’impasto prima di essere condito e infornato).
pizza cilentana

 
SALUMI 
Nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano esiste da secoli una variegata produzione di salumi, di cui soppressata di Gioi Cilento,condita con sale, pepe e, talvolta, peperoncino e finocchietto, viene rimpastata sempre a mano, fino a raggiungere la consistenza perfetta.
soppressata di Gioi Cilento

 
PASTA
La storia del connubio fra la pasta e il Cilento affonda le sue radici nelle origini di questa terra, ai tempi della colonizzazione greca. Già i greci, infatti, utilizzavano un tipo particolare di alimento, prodotto dall'impasto di acqua e farina, lavorato, tirato e poi tagliato a strisce sottili. Lo chiamavano làgaron e da questo nome deriva quello di un tipo di pasta cilentana, le lagane, usato anche in altre aree della Campania e del Mezzogiorno, che nel piatto tipico vengono abbinate ai ceci. La tradizione ha poi sostituito alla farina la semola di grano duro, creando la tipologia di pasta che tutti noi conosciamo. 
Tra i piatti tipici troviamo anche i Triiddi(una specialità di Rofrano,un piatto della cucina contadina fatta con la farina di castagne),i Fusilli Felittesi(nella versione classica sono consigliati con ragù di castrato) ed il Cavatieddu sempre condito con ragu'.
Lagane e ceci

Fusilli Felittesi

Triiddi

Cavatieddu

 
CARNE E PESCE
Il pescato cilentano è eccellente per qualità e freschezza, e la lavorazione artiginale ne garantisce la qualità. Regina delle proposte è l'acciuga, declinata in varie preparazioni dall'olio d'oliva al sale, con l'aggiunta di più o meno peperoncino, per andare incontro ai gusti di ogni palato. Il peperoncino diventa il complemento anche per i bianchetti, nome comunemente dato al novellame del pesce azzurro, dal sapore delicato e inconfondibile. Per la loro economicità e la loro enorme diffusione nel mare del Cilento, le alici sono l’ingrediente base di molte ricette cilentane. A Castellabate una delle più cucinate è la ricetta delle alici imbottite: un piatto molto sostanzioso servito come secondo,ecco allora che nasce un famoso piatto a base di Alici 'mbuttunate.
Anche i piatti di carne spiccano nella cucina cilentana dove prendono parte in alcune delle sagre piu' famose come la capra bollita,piatto tipico della sagra della Frecagnola che si tiene agli inizi di settembre a Cannalonga .La carne resta a bollire per ore e quella che nel sentire comune si immagina come una carne dura e dal sapore forte diventa uno squisito stufato molto delicato al palato. La sfrionzola invece e' piatto a base di tocchetti di carne di maiale, con l’aggiunta di tocchetti di lardo, alcuni lasciano anche parte della cotica sui pezzi selezionati, soffritti in olio EVO e insaporiti con peperoni sott’aceto tagliati a quadrotti.
Sfrionzola

Alici 'mbuttunate

 
VERDURE E LEGUMI
La scelta di materie prime selezionate e a chilometro zero, tutte prodotte in coltivazioni locali e ricoperte dal prezioso olio d'oliva cilentano, offrono una qualità e un gusto inimitabili. Carciofi, melanzane, asparagini, broccoli friarielli, cicoria selvatica, peperoni, zucca, zucchine, cipollotti, olive, peperoncini e pomodori vengono esaltati dal connubio con l'olio genuino, per presentarsi sulle vostre tavole in ogni momento dell'anno e in ogni occasione.La Ciauredda ne e' un esempio,piatto forte della cucina dei contadini cilentani, pare infatti che erano soliti portare in campagna questa ratatouille di verdure in mezzo due fette di pane e mangiarla all’ora del pranzo.Un altro piatto icona sono le mulignane 'mbuttunate(melanzane ripiene di pane, uova, formaggio, aglio e prezzemolo)
Il più famoso dei legumi cilentani è senza dubbio il fagiolo di Controne, paese situato sui Monti Alburni e parte del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Dotato del marchio DOP e inserito dall'associazione internazionale Slow Food nell'elenco delle 100 specialità italiane da salvare. Dai legumi nascono deliziosi piatti come la maracucciata(polenta realizzata con il maracuoccio appunto, legume autoctono di Lentiscosa),ed i ciccimmaretati (tipica di Stio,e' una minestra povera di legumi).Inoltre la ciambotta e' una pietanza a base di zucchine e peperoni servita come contorno,questo piatto nasce dall'esigenza di concentrare in un'unica portata tutte le rimanenze di ortaggi e verdure.
Ciauredda

mulignane 'mbuttunate

maracucciata

ciccimmaretati

DOLCI
La tradizione dolciaria cilentana affonda le sue radici nella tavola familiare e si compone di ingredienti poveri ma gustosissimi, dando vita a prodotti adatti a ogni occasione o momento della giornata. Protagonisti delle proposte sono gli agrumi e i frutti locali: arancio, limone, frutti di bosco, ciliege, albicocche, mele, more, fichi, prugne, nocciole e mandorle. Ma non mancano le proposte più classiche che prevedono la presenza del cioccolato, del caffé o della banana. 
I biscotti tipici tradizionali piu antichi invece sono: taralli, murzeletti (parola locale da significato di “piccoli morsi”) e mestacciuoli, realizzati nel pieno rispetto della manifattura antica tramandata da intere generazioni cilentane.Gli scauratieddi(o scauratielli), sono le classiche “zeppoline cilentane”,dolci tipici del periodo di Natale,mentre i castagnacci (o pastorelle di castagne)sono dolci tipici autunno-invernali e ancor di più del periodo natalizio. Sono realizzati con una sfoglia di pasta ripiena di un composto a base di castagne, che poi viene fritto in olio EVO e arricchito prima di servire con del miele a filo.
I cannoli cilentani sono un'altra prelibatezza da non perdere,dolce tipico delle feste ,ripieni meta' con crema bianca e meta' con crema al cacao.
scauratieddi

pastorelle di castagne

cannoli cilentani

 
FICHI
Vera e propria icona cilentana, il fico bianco ha una notevole versatilità e si presta a numerose tipologie di preparazione. La sua Denominazione Geografica Protetta “Fico bianco del Cilento” si riferisce alla varietà essiccata della cultivar Dottato, presente in larga pare del Mezzogiorno. 


TRA VIGNETI, CANTINE E FRANTOI
Dal 1998 l'olio del Cilento ha ottenuto il marchio DOP, collegato a un rigido disciplinare di produzione. I comuni produttori sono 62, tutti situati nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano e circondati dagli ulivi secolari, suddivisi in tre diverse zone di produzione. La varietà più antica, la Pisciottana, maggiormente presente nell'area sud del parco, si mescola con la Rotondella e la Salella, tipiche dell'area ovest, oltre che con l'Ogliarola, la Frantoio e la Leccino .
Qui ogni strada conduce ad un borgo, ad un casolare ad una cantina. Questo itinerario vi permetterà di assaporare i migliori vini del Cilento prodotti da vitigni autoctoni. La visita alla migliore cantina della zona vi metterà in contatto con questo mondo ricco di fascino e contemplazione. 
L' acquasale cilentana è una “fresella” o pane tostato che viene ammorbidito con dell’acqua e condito con pomodorini tagliati a spicchio, un pizzico di sale, origano e impreziosito con un filo di olio EVO per un'esplosione di sapori unici in bocca!
acquasale cilentana

 
VINI E LIQUORI
I vitigni locali, introdotti ad Elea ed a Paestum dagli antichi colonizzatori greci, trovano nella natura argillosa-calcarea del terreno e nel clima locale le condizioni per esaltare tutte le loro caratteristiche.
Ogni vite produce pochi grappoli, all'interno dei quali le caratteristiche organolettiche vengono preservate ed esaltate.
Due denominazioni enologiche della Regione Campania provengono dal Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Si tratta della DOC Castel San Lorenzo e della DOC Cilento, prodotte dalla combinazione delle uve tradizionali con quelle più specificamente locali.
La tipologia di liquore più antica è data dalla preparazione dei cosiddetti “rosoli”, ottenuti tramite la macerazione di foglie o frutti in alcool; di modesto contenuto alcolico venivano fatti in casa e conservati gelosamente per essere consumati solo nei giorni di festa.
 

Nessun commento:

Posta un commento